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Classe 2007. La Cerimonia – Seconda edizione, nuovo successo con Marzorati, Pieri, Bocchi, Albanese, Coccia e Porelli, ma anche il caro ricordo di Giordani e Vinci

09 Febbraio 2008

Le emozioni, i ricordi, il basket che fu, i campioni di ieri ed anche dell’altro ieri, legati dalla memoria, dal rispetto, e perché no, dal riconoscimento della pallacanestro italiana.

Italia Basket Hall of Fame, seconda edizione a Bologna, il premio per chi ha speso una vita per il basket. La sala è quella della Cappella Farnese di Palazzo Accursio, nel Comune di Bologna. I premiati sono Pierluigi Marzorati e Gianfranco Pieri(categoria atleti), Mabel Bocchi (categoria atlete), Carlo Recalcati (come allenatore), Aldo Albanesi (arbitro), Claudio Coccia e Gian Luigi Porelli (come dirigenti), e alla memoria, una cara memoria, ad Aldo Giordani, il giornalista fondatore di Superbasket ed Enrico Vinci, il presidente Fip dalla metà degli anni settanta al ’92.

“Le persone premiate oggi -ha dichiarato Fausto Maifredi, presidente Fip- hanno il merito di aver fatto conoscere ed apprezzare il basket italiano in Europa, facendolo crescere e diventare importante. Effettuare tutte le premiazioni delle prossimi edizioni in questa sala, come ha proposto Anna Patullo, assessore alla sport del Comune di Bologna? Perché no, anche se contemporamente, siamo sempre alla ricerca di una sede fissa”.

Memoria, ma anche valori che appresi facendo sport, divengono poi stili di vita: come il basso profilo tenuto da Gianfranco Pieri, uno dei migliori play italiani di tutti i tempi, ma sempre al servizio della squadra, pronto ad essere un esempio per i compagni anche in Nazionale alle Olimpiadi di Tokio, anche a costo di discussioni negli spogliatoi. Un giocatore che aveva iniziato a giocare pivot ed era finito play del Simmenthal e della Nazionale.

“Ha rappresentato un’epoca” ha raccontato Oscar Eleni, giornalista di lungo corso, ricordandone il rigore professionale e lo spessore umano. Oppure come Pierluigi Marzorati, grande atleta e “bravissimo studente fino alla laurea di ingegnere”, parole di Roberto Allievi, suo dirigente e poi anche suo cognato “che concretizza il messaggio che la mia famiglia ha lanciato nel basket: studio e sport”. Ma anche la presenza di Mabel Bocchi, che insieme a Marzorati e Meneghin, più di chiunque altro “sono stati i simboli di un movimento che cambiava” come testimonia Mario Arceri, responsabile del basket al “Corriere dello Sport”.

Carlo Recalcati, ct azzurro, invece viene consacrato dal suo predecessore e a sua volta Hall of Fame in Italia, ma anche negli Stati Uniti, Sandro Gamba: “Carlo è l’uomo più adatto a fare l’allenatore della Nazionale: quando allena, insegna contemporaneamente la pallacanestro e poi è sempre al di sopra di qualunque polemica”.
La storia del basket non è fatta solo di atleti ed allenatori ma anche di arbitri, come Aldo Albanesi, unamimente riconosciuto, in Italia e in Europa, competente e super partes, e non ultimi i dirigenti che hanno dato una svolta gestionale alla burocrazia e alla struttura organizzativa della pallacanestro italiana come l’avvocato Claudio Coccia, presidente Fip per dieci anni, dal 1965 al 1975, poi Commissioner della Lega di serie A dal ’79 all’89, che non solo realizzò il primo regolamento esecutivo della Fip, ma diede avvio ad una riforma dei campionati che portarono la serie A1, la serie A2 e i playoff, copiati dagli Stati Uniti, è vero, ma perché non era stato fatto prima?

E poi Gian Luigi Porelli, il cuore della Virtus per vent’anni con sedici scudetti e anima della allora costituenda Legabasket e delle lotte con la FIP per il riconoscimento di sempre maggiori spazi di azione. Un personaggio troppo importante perché rimanga solo un patrimonio bolognese e non sia, a pieno diritto, di tutta la pallacanestro italiana: “Per me è il numero uno -afferma Renato Villalta, suo giocatore alla Virtus- è stato un fratello, un padre, con uno spessore umano che non tutti hanno conosciuto”.

Infine i due premi alla memoria: ad Aldo Giordani, “che faceva le telecronache senza urlare” come ricorda il giornalista Rai Massimo Carboni e che “ha insegnato tanto ai giovani giornalisti e ci ha fatto divertire con le sue storie del grande basket” afferma Luca Chiabotti che iniziò con lui a Superbasket e ci ha lavorato dieci anni insieme, e poi a Enrico Vinci, per sedici anni presidente FIP: “Era leale e corretto, sempre -ricorda Porelli- Abbiamo discusso e litigato tanto per la cessioni di poteri che allora sembravano intoccabili ed oggi sono ad appannaggio delle leghe. In ogni situazione, comunque, ha dimostrato di essere grand’uomo”.